di Michele Martelli da Micromega
La sentenza della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che ha detto no all’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, accogliendo il ricorso dei coniugi padovani Massimo Albertin e Soile Lautsi, è stata con accenti diversi respinta dal centrodestra e dal centrosinistra: uno scudo crociato bipartisan a difesa del crocifisso. Sorvoliamo sugli insulti beceri contro la sentenza e i 7 giudici della Corte (Alemanno: “sentenza folle”; La Russa: “devono morire”; Bossi: “una stronzata”, e così via, cristianamente straparlando). Cerchiamo di individuarne ed esaminarne la linea argomentativa comune. Che potrebbe essere la seguente: 1) la sentenza è giuridicamente infondata; 2) anche se così fosse, sarebbe politicamente irricevibile; 3) anche se così fosse, sarebbe culturalmente inaccettabile.Il primo punto non regge. La Corte di Strasburgo (1959) non è formalmente un’istituzione dell’Unione Europea (UE), che è nata col Trattato di Mastricht (1993), ma le sue sentenze sono ritenute esecutive dall’UE. Quindi l’UE riconosce piena legittimità giuridica alla Corte di Strasburgo. D’altronde, i 7 giudici hanno motivato la sentenza in base all’art. 9, «Libertà di pensiero, di coscienza e di religione», della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (1950) e l’art 2, “Diritto all’istruzione”, del suo Primo Protocollo addizionale (1952), che escludono che libertà, istruzione e pluralismo possano essere messi sotto l’asfissiante cappa di piombo di qualche religione o ideologia. Inoltre, i due citati articoli 9 e 2 sono riprodotti parola per parola nella “Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea” del 2000 (rispettivamente all’art. 10 e 14, c. 3). E non a caso il Trattato di Mastricht aveva inglobato il diritto comunitario precedente. Ergo, la sentenza dei 7 giudici è giuridicamente fondata. Può essere discussa, ma con argomenti giuridici, non con falsificazioni di parte.Ma regge il secondo punto? Secondo i critici la sentenza di Strasburgo sarebbe affetta da laicismo, da pregiudizio antireligioso, per cui, si dice, “laicità sì, laicismo no” (Fini, Berlusconi, Bertoni, CEI, “Avvenire” e compagnia cantando). Politicamente, dalla fine del Medioevo ad oggi (Marsilio da Padova, Ockham, Grozio, Locke e moderne rivoluzioni liberali), laicità significa separazione tra Stato e Chiesa. La sfera pubblica, statale, è aconfessionale e areligiosa, perché appartiene a tutti i cittadini, nessuno escluso; non è proprietà, appannaggio o privilegio di una o più chiese, una o più ideologie di parte. Lo Stato non sarebbe (più) laico, se le sue istituzioni (e la scuola pubblica è un’istituzione statale) fossero conquistate, occupate da dottrine, gruppi e simboli di parte, la “parte” fosse anche la maggioranza. Altrimenti, se in una scuola ci fosse una maggioranza islamica o buddhista, che bisognerebbe fare? Staccare il crocifisso e appendere il Corano o un’immagine di Buddha? Ma allora perché Cei e Vaticano si oppongono alla richiesta di inserire l’ora di religione coranica nelle scuole italiane frequentate da bambini di famiglia islamica? In qualsiasi caso, i diritti delle minoranze sono violati. Anche nel caso del crocifisso in aula e dell’ora di religione cattolica. Ergo, essendo conforme alla laicità dello Stato, la sentenza dei 7 giudici è politicamente (democraticamente) ineccepibile.Rimane l’ultimo punto. La sentenza è culturalmente inaccettabile? Gli ateo devoti dicono che “siamo tutti cristiani”; Vaticano e Cei, che il crocifisso è simbolo universale, valido per credenti e non credenti; tutti i tromboni (filo)clericali, che chi è contro il crocifisso è contro le “radici cristiane” dell’Europa. Ebbene, che non siamo tutti cristiani, e nemmeno tutti cattolici allo stesso modo, è un’ovvietà, che sfugge solo al fanatico religioso. Inoltre, che il simbolo del crocifisso, per la sua plurisignificanza, può appartenere anche ai non credenti, è ammissibile, ma a condizione di deprivarlo della sua valenza religiosa (Logos incarnato, Cristo redentore, ecc.): quale papa o cardinale è disposto a questo passo? Infine, l’Europa odierna ha radici non cristiane, ma laiche; la laicità si è affermata per porre fine alle guerre di religione tra cristiani, e contro il potere temporale della Chiesa romana, che tuttora vorrebbe sovrapporre il suo supermarchio di legittimità sugli Stati e l’Unione Europea; non a caso la laicità è stata conquistata distruggendo la vecchia Christianitas teocratica, papal-medioevale e le sue lunghe e oscure propaggini. In conclusione, la sentenza di Strasburgo pare ineccepibile sia giuridicamente, sia politicamente, sia sotto il riguardo storico-culturale.Con buona pace del clero. E di chi al clero si inginocchia per una mangiata di voti.
Sia di destra o di sinistra.