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IN LIBRERIA - IL LAICO IMPERTINENTE - Michele Martelli - Manifestolibri

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"Senza la laicità, la democrazia è una scatola vuota"

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domenica 4 ottobre 2009

Bavaglio alla stampa, Silvio come il Duce

«Un dittatore di solito prima attua la censura e poi chiude i giornali»: l'ha detto Berlusconi. Non tutti, si capisce, ma solo i giornali di critica, di opposizione e di dissenso, anche blando. Cioè la libera stampa di informazione. Non quella amica, o di famiglia, ovviamente. Il fine? Eliminare gli avversari irriducibili, e ridurre i codardi in condizioni di servitù. Da ciò l'attacco a Repubblica, l'Unità e Avvenire. Per non parlare dell'ultima "riserva indiana" di Rai3 e Tg3. Se la completa omologazione mediatica riuscisse, si aprirebbe un'autostrada per i disegni autoritari del nostro Supersuperman. L'ascesa del fascismo al potere insegna. Sin dal 1922 Mussolini, già prima della marcia su Roma, iniziò ad applicare la sua strategia di controllo, eliminazione o fascistizzazione della stampa avversaria o non allineata (da l'Unità e l'Avanti al Corriere della sera e alla Stampa), intimidita, censurata e repressa con decreti prefettizi e criminali aggressioni squadristiche. "Normalizzazione" completata con le "leggi fascistissime" del 1925-1926. Allorché la libera Fns (Federazione nazionale della stampa) fu soppressa, sostituita dalla Ffgi (Federazione fascista dei giornali italiani). E l'Albo dei giornalisti accuratamente epurato da chi non fosse fedele servo fascista. Sorprendente, del resto, l'analogia tra le 29 Direttive per la stampa emanate dal Cavaliere di Predappio, nel 1931, e la politica di imbavagliamento di stampa e tv tentata dal Cavaliere di Arcore, nel 2009. Ecco alcune di quelle direttive: «1. Rinnovare il tipo del giornale. Il giornale deve essere organo di propaganda dell'italianità e del Regime ... Riprodurre in quadro le idee salienti espresse dal Duce nei discorsi più recenti ... - 2. Controllo dal punto di vista nazionale e fascista. Controllare le notizie e gli articoli ... ponendosi il quesito se le pubblicazioni sono utili o dannose per l'Italia e il Regime. - 4. Ottimismo e fiducia. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti. - 12. Disegni e fotografie di mode femminili. La donna fascista deve essere fisicamente sana, per poter diventare madre di figli sani, secondo le "regole di vita" indicate dal Duce ... - 22. Resoconti parlamentari. Non parlare di "lavori" parlamentari, frase del vecchio tempo. Citare, invece, anche nei titoli, i principali provvedimenti presi. - 23. Famiglia del Duce. Non è gradito che se ne parli. - 26. Il Duce. Ricordare che il Duce è un combattente e non vuol essere considerato un santo». Berlusconi non è riuscito, come il Duce, a liquidare la democrazia in Italia, ma resta l'analogia della sua politica con quelle Direttive. Innanzitutto, come Benito, anche Silvio non è un santo (ma si è definito l'"Unto del Signore", cioè il Cristo-Messia: altro che Mussolini «Uomo della Provvidenza»!). Non gradisce che sui giornali non di famiglia si parli della sua famiglia e della sua vita privata (denuncia chi ne parla, e alla D'Addario minaccia 18 anni di galera). Rifugge da notizie allarmistiche e deprimenti (la crisi economica e il terremoto all'Aquila non inficiano il «paradiso» in cui viviamo). Cancella a forza di decreti legge i "lavori" e il dibattito parlamentare (basterebbe, bontà sua!, riunire i capigruppo). Vorrebbe trasformare la stampa in organo di propaganda, non del fascismo, si sa, ma del forza-leghismo, e modellare i giornalisti su Feltrusconi. Dal Duce si smarca solo sull'immagine mediatica del femminile: non donna-madre, ma donna-di-letto prepagata usa e ricicla (tipo velina o escort, con carriera garantita in politica, tv o cinema): queste le nuove "regole di vita" per gli italiani (Benito almeno non si vantava pubblicamente delle sue amanti e della sua virilità). Forse, chissà, se potesse, alle 10 domande di Repubblica oggi il capo del Pdl risponderebbe volentieri come il capo del Pnf nel 1931. Con nuove 29 Direttive di regime su stampa e tv.
Di Michele Martelli su Miromega
Michele Martelli

«Ma perchè il Vangelo non dice mai se

Cristo ridesse?», chiesi senza una buona

ragione.

«Sono state legioni a domandarsi se Cristo

abbia riso. Credo che non abbia mai riso

perchè, onniscente come doveva essere il

figlio di Dio, sapeva cosa avremmo fatto

noi cristiani...»


Umberto Eco


Michele Martelli
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