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IN LIBRERIA - IL LAICO IMPERTINENTE - Michele Martelli - Manifestolibri

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"Senza la laicità, la democrazia è una scatola vuota"

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martedì 11 settembre 2012

IL CARDINAL MARTINI: Una fede scettica


MICHELE MARTELLI – Il cardinal Martini: una fede scettica?

mmartelliIl cardinal Martini: una figura complessa, sfaccettata, poliedrica, perciò tanto più capace di affascinare, ma anche di dare adito a interpretazioni diverse e contrapposte, come è apparso dopo la sua morte.
Qualcuno (Socci, Veneziani, Cl, ecc.) ne ha fatto in sostanza, sebbene in forme e con sfumature diverse, una sorta di contraddittorio Anti-Papa, un novello Lutero, che però stava, al tempo stesso, fuori e dentro, con e contro la Chiesa gerarchica, di cui rimaneva, incoerentemente, un cardine o cardinale. In altri tempi, ne avrebbe chiesto, e forse ottenuta, la scomunica, e, chissà?, la brutale violazione delle ceneri.
Qualche altro (intellettuali e stampa di sinistra, o quasi) ne ha celebrato le straordinarie aperture progressiste alla pace, al dialogo, all’ecumenismo e agli spinosi temi bioetici (aborto, preservativo, eutanasia, coppie omosessuali), in opposizione, seppure misurata e prudente, alla linea tradizionalista ufficiale della Curia romana.
Ben venga, ovviamente, un Papa progressista, che continui e radicalizzi il Concilio Vaticano II, riformi e purifichi la Chiesa, finalmente la democratizzi, ne spalanchi le porte ai poveri e ai senza potere! Un sogno irrealizzato di tanti credenti di base, ma anche di tanti laici! Un sogno che qualcuno aveva in qualche modo incarnato nel papabile cardinale, che nell’ultimo conclave si era tuttavia presto messo da parte, lasciando il campo libero all’allora Prefetto della fede Ratzinger.
Ma da ambienti di destra, catto-integralisti, si è giunti a definire Martini «il Papa dei non-credenti». Su questo vorrei qui soffermarmi.
«Papa» in che senso? Certo, non nel senso curiale. I non-credenti, se conseguenti, non possono riconoscersi ovviamente nel modello di un Christi Vicarius, che pretende, anche se solo in certi casi, l’infallibilità; un uomo, sì, incredibile a dirsi!, semidivino (un «quasi Dio», era definito nel Medioevo), dai fedeli oggetto (almeno nella prassi devozionale più comune, popolare) di assoluta e obbediente venerazione.
Ma i non-credenti, proprio perché non-credenti, non credono ad un «Papa», sia egli dentro o fuori, con o contro la Chiesa, non ci credono nemmeno in senso metaforico, se con tale parola si intende un’Autorità morale assoluta e indefettibile. Il che Martini, mi pare, non ha mai mostrato di voler essere o apparire.
Perciò penso che i non-credenti debbano stare attenti, anche nei confronti della memoria del cardinal Martini, tradendone forse la volontà da vivo, a non farne un idolo, un santo laico. È lapalissiano, ma, nonostante tutto, rimane, è rimasto, un cardinale, un uomo di Chiesa, incardina(lizza)to nella “sua Chiesa”. Si può esser certi che sarà la gerarchia, prima o poi, a santificarlo, dopo averne svuotato le audaci proposte dottrinali e scoperto qualche miracolo ad hoc (nella causa di beatificazione non potrebbe, – chi lo sa? –, affidare proprio a Socci o ad un suo pari il ruolo di advocatus diabuli?).
Della “lezione progressista” di Martini in me, che l’ho seguito piuttosto da lontano, sono scolpite due frasi che riguardano la fede e la nozione di Dio. La prima, arcinota, è: «In ogni credente c’è un non-credente e in ogni non-credente c’è un credente»; la seconda: «Dio non è cattolico». L’una la conseguenza dell’altra.
Il succo filosofico della prima è il dubbio, il dubbio scettico, di chi non sa e sa di non sapere. Se la sua fede non è dogmatica, il credente è conscio che non sa né può sapere con assoluta certezza se Dio c’è e qual è, se c’è un’anima sostanziale e immortale, una vita dopo la morte, un aldilà, un inferno e un paradiso, ecc.; in un certo senso, crede e non crede, nella sua mente si annida il dubbio, la sua è una fede incerta, dubitante, scettica. Analogamente, se la sua mancanza di fede non è dogmatica, anche nel non-credente serpeggia il dubbio, perché anch’egli non sa né può sapere alcunché su Dio, la sua esistenza o inesistenza, l’ipotetico aldilà, ecc.
Diceva il cardinal Martini che Dio è «un mistero». Quindi inconoscibile. Allo stesso modo, gli scettici antichi, come Sesto Empirico, sostenevano che «ciò che è nascosto», ciò che sta sotto la realtà empirica, fenomenica, è inconoscibile.
Ma se Dio è un mistero inconoscibile, ne segue il logico corollario che «Dio non è cattolico». Anzi, non è nemmeno cristiano, o islamico, buddhista, taoista, mono-, poli- o a-teistico, sciamanico e così via. Di Dio non sappiamo né ciò che è né ciò che non è.
Se Dio, la divinità è un mistero, lo è per i credenti e per i non-credenti.
Il resto è opzione personale, libera.
Che va fatta nel rispetto delle opzioni altrui.
Michele Martelli

«Ma perchè il Vangelo non dice mai se

Cristo ridesse?», chiesi senza una buona

ragione.

«Sono state legioni a domandarsi se Cristo

abbia riso. Credo che non abbia mai riso

perchè, onniscente come doveva essere il

figlio di Dio, sapeva cosa avremmo fatto

noi cristiani...»


Umberto Eco


Michele Martelli
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